La distribuzione di zanzariere e le campagne di sensibilizzazione messe in atto dai volontari hanno ridotto in modo significativo la diffusione della malaria: lo rende noto un rapporto della Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficr) pubblicato alla vigilia, il 25 Aprile, della Giornata Mondiale contro la malaria.
“Dati provenienti da paesi come Burkina Faso, Togo e Kenya dimostrano che le comunità impegnate nelle campagne di informazione possono fare una differenza significativa nel proteggere le persone più a rischio come i bambini sotto i cinque anni e le donne incinte” sottolinea Jason Peat, capo del programma globale sulla malaria della Ficr secondo cui dal 2002 ad oggi, la distribuzione delle zanzariere ha protetto oltre 18 milioni di persone evitando più di 300.000 morti. Ciononostante le vittime della malaria sono ancora più di 850.000 ogni anno.
Un bilancio “inaccettabile” per il direttore generale del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), Ann M. Veneman secondo cui “di questi, quasi il 90% vive in Africa sub-sahariana e la maggior parte sono bambini al di sotto dei cinque anni”.
A minacciare un aumento dei casi di malaria nei paesi in prima linea nella lotta contro la sua diffusione, secondo l'epidemiologo senegalese Cheikh Fall, ricercatore all’Istituto di sanità e sviluppo di Dakar (Ised) sono inoltre i cambiamenti climatici, “che hanno un impatto negativo sull’organismo umano e favoriscono l’aumento delle temperature e la proliferazione di agenti di rischio”.
La lotta al paludismo, quindi, dev’essere coordinata a livello politico, sanitario e scientifico, ha sottolineato lo specialista, poiché il fenomeno “costituisce un fardello economico, e un ostacolo allo sviluppo delle comunità locali”.
Secondo l’ultimo rapporto sulla malaria dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) progressi significativi, grazie a politiche di prevenzione mirate e maggiori investimenti sulla sanità pubblica si sono registrati in una decina di paesi subsahariani (Botswana, Capo Verde, Eritrea, Namibia, Rwanda, São Tomé e Príncipe, Sudafrica, Swaziland, Tanzania e Zambia) che hanno visto diminuire di circa la metà il numero di pazienti infettati e i decessi legati alla malattia. |