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Breve storia della Missione di Archer's Post

Archer’s Post deve il suo nome ad un giovane ufficiale inglese, Geoffry Francis Archer, che nel 1909 per la prima volta riuscì a stabilire un presidio militare permanente, a Nord del fiume Waso Nyiro.

Panorama della collina «freccia spinata» - click per ingrandireIl luogo era una bassa e piatta collina chiamata nel linguaggio Samburu "freccia spinata". Il campo militare fu costruito interamente con materiali locali e rimase di vitale importanza durante tutta la storia del Pretoriato del Distretto del Nord.

Il giorno 8 Dicembre 1914, festa dell’Immacolata Concezione, alle ore tre del mattino alcuni Missionari della Consolata, di passaggio nel loro viaggio verso l’Etiopia, celebrarono ad Archer’s Post la prima Messa. Dopo quella data trascorreranno ben trentaquattro anni prima che un altro missionario della Consolata si recherà sulle rive del Waso Nyiro.

Nel 1925 la base militare stabilita inizialmente ad Archer’ Post fu abbandonata per spostarsi ad Isiolo, ciò nonostante nel 1930 i militari inglesi costruirono ad Archer un ponte. A quel tempo, la zona era allora abbastanza nota, per la presenza di un macello e di una fabbrica di carne e di grasso in scatola. L’apertura di alcuni piccoli negozi sulla strada Isiolo-Marsabit formò, di fatto, il primo nucleo stabile di abitanti. Il nuovo insediamento, in una zona desertica di popolazioni semi-nomadi, attirò subito l'attenzione dei Missionari Cristiani: gli Anglicani per primi vi costruirono una chiesa in lamiere, i Missionari Cattolici della Consolata vi si fermavano di tanto in tanto, durante i loro spostamenti, negli anni 1960/63.

Il Vescovo Cavallera al centro della foto che pianifica la Missione con i primi Padri Missionari - click per ingrandireMonsignor Carlo Cavallera era nato proprio nell’anno in cui G.F. Archer stabiliva la sua base sulle rive del Waso Nyiro. Ordinato in giovane età, e già Vicario Apostolico del Nyeri e Pro Prefetto del Meru, il 25 novembre 1964 fu nominato ad essere primo Vescovo della Diocesi di Marsabit. In quello stesso anno, appena prima dell’indipendenza del Kenya egli chiese ed ottenne di poter costruire una Missione Cattolica al Waso Nyiro.

La data d’inizio della Missione cattolica di Archer’s Post è il 25 ottobre 1963. La Missione fu la terza della Diocesi di Marsabit. La costruzione della Missione richiese molto tempo ed il contributo di diversi Missionari che si succedettero nei lavori, P. Angelo Fantacci fu il primo Parroco di Archer’s Post, cinquanta anni dopo la prima visita dei Missionari della Consolata. I lavori di costrizione della Missione iniziarono con la pulizia dell’area scelta; furono gettate le prime fondamenta ed alzati alcuni muri. Fu installata una pompa per prelevare l’acqua dal fiume. La prima costruzione ad essere ultimata fu il dispensario per gli ammalati, seguirono poi la scuola ed il dormitorio per cento alunni, le fondamenta della chiesa parrocchiale, intanto si iniziava a raccogliere il materiale per costruire le abitazioni dei Missionari e delle Missionarie che dovevano seguire l’arrivo dei Padri. Il primo grosso problema che i Missionari dovettero affrontare fu il reperimento degli insegnanti per le scuole: a quel tempo non vi erano molti insegnanti locali che conoscessero la lingua Samburu e che fossero cattolici.

L’intervento e la protezione della Madonna Immacolata fece sì che un piccolissimo gruppo di Missionarie laiche, di Vita Apostolica, aderisse al progetto missionario della Consolata per la Missione di Archer’s Post.

La Missionaria Elisa Borghi mentre distribuisce il cibo ai poveri - click per ingrandire La compianta Missionaria Gianfranca Campagnoni con una bimba Samburu in braccio - click per ingrandire La Missionaria Matilde Casula con un bimba Samburu in braccio - click per ingrandire

Le prime tre F.A.L.M.I. (Francescane, Ausiliarie, Laiche, Missionarie dell’Immacolata) arrivarono ad Archer’s Post nel 1965. Negli anni la loro presenza è stata continua, anche se le missionarie che hanno fatto parte di quella Comunità si sono alternate e succedute nelle diverse attività della Missione.

La Missionaria Luigia Cuppoloni con una mamma e bimba Samburu - click per ingrandire La Missionaria Maria Teresa Marassi con una bimba Samburu in braccio - click per ingrandire La Missionaria Rosita Perino con una mamma e bimba Samburu - click per ingrandire

La costante presenza ed assistenza delle F.A.L.M.I., la loro dedizione come infermiere ed insegnanti, la totale disponibilità verso tutti i poveri e i bisognosi ha certamente contribuito alla formazione ed alla crescita della Comunità parrocchiale formata da cristiani di tutte le età.

Due uomini Samburu - click per ingrandire Una mamma Samburu con i suoi due figli - click per ingrandire Una mamma Samburu con in braccio suo figlio - click per ingrandire
Una ragazza Turkana con in testa una tanica - click per ingrandire Uomini Turkana - click per ingrandire Una mamma Turkana con in braccio suo figlio - click per ingrandire

Nel campo dell’evangelizzazione, le F.A.L.M.I., come i Missionari, portarono il Vangelo agli adulti di quelle popolazioni pagane, attraverso la visita ai villaggi con la predicazione e l’insegnamento tenuti in lingua Swahili e tradotti nei dialetti Samburu e Turkana da interpreti locali.

La Missionaria Elisa Borghi che insegna ai bambini Samburu - click per ingrandire Bambini Samburu a scuola pronti per uno spettacolo - click per ingrandire

Ai bambini la Buona Notizia del Vangelo era presentata attraverso l’insegnamento nella scuola dell’infanzia ed elementare, al centro come nei villaggi periferici distanti dagli otto ai cento chilometri.

La Missionaria Elisa Borghi in visita ad una famiglia Samburu - click per ingrandire La Missionaria Matilde Casula in visita ad una famiglia Samburu - click per ingrandire

I pagani simpatizzanti del cristianesimo, che dopo un tempo chiedevano di essere battezzati, erano inseriti nel graduale cammino del catecumenato.

Nel campo della promozione umana, fin dagli inizi, le missionarie F.A.L.M.I. sono protagoniste gestendo in modo autonomo il dispensario della Diocesi.

La Missionaria Gianfranca Campagnoni che cura un malato - click per ingrandire La Missionaria Matilde Casula che visita una donna Samburu - click per ingrandire

Esso negli anni è diventato un piccolo ospedale di circa trenta letti. Da sempre un’infermiera F.A.L.M.I., coadiuvata dal qualificato personale locale, è stata responsabile della gestione e del buon funzionamento di questa struttura. Una macchina è sempre pronta per trasportare i pazienti più gravi al più vicino ospedale distante settanta chilometri, di giorno o di notte, a tutte le ore. Oltre all’assistenza infermieristica le Missionarie sono impegnate nella promozione della donna, di tutte età, nelle opere assistenziali di ogni tipo: dal dare il tutto di cui i più indigenti hanno bisogno ogni giorno, all’adozione a distanza di intere famiglie o singoli bambini/e, all’aiuto economico a studenti che altrimenti non avrebbero mai possibilità di accesso agli studi, ad uomini e donne che desiderano investire qualche spicciolo in un piccolo commercio e cosi via.

Il Vescovo Ambrogio Ravasi con un gruppo di donne e bambini Samburu - click per ingrandireNel 1981, nella Diocesi del Marsabit, a Monsignor Cavallera succedeva il secondo Vescovo della Diocesi, Monsignor Ambrogio Ravasi, anche lui missionario della Consolata.

Il Vescovo Virgilio Pante mentre riceve una croce in dono dalle donne Samburu  - click per ingrandireSuccessivamente nel 2001, la Diocesi di Marsabit, di cui Archer’s Post faceva parte fino ad allora, fu divisa in due, Monsignor Virgilio Pante, missionario della Consolata venne nominato Vescovo della nuova Diocesi di Maralal, e la Missione di Archer’s Post è diventata parte di quest’ultima. Il 13 gennaio 2002 ha segnato anche il passaggio della Missione di Archer’s Post dalla cura dei Missionari della Consolata a quella del Clero locale della Diocesi di Maralal, il primo Parroco africano di Archer’s Post è nato a pochi chilometri da quella Missione e si chiama P. Daniel Lesurmat.

Dagli inizi fino ad oggi, tutto quanto le Missionarie F.A.L.M.I. sono riuscite a realizzare, tutto lo sviluppo che la loro presenza ha portato a quelle zone e popolazioni, è stato possibile grazie anche all’aiuto costante e generoso di tanti conoscenti, amici, simpatizzanti, benefattori che nessuno conosce ma che sono l’indispensabile aiuto all’opera globale dei Missionari.

Anche da queste pagine web ringraziamo tutti coloro che sostengono le nostre opere e chiediamo al Signore ogni Grazia e Benedizione.

 

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