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La gioia del lavoro e della preghiera comune

Nel mese di agosto 2002, nella Parrocchia di Kasumo sono state inaugurate due nuove chiese succursali nei villaggi di Katundu e di Kajana. Le due vecchie chiese erano state costruite insieme ai villaggi negli anni settanta.
Le costruzioni erano state fatte in fretta, con i muri in terra battuta ed i tetti di paglia.
Il passare degli anni, le piogge abbondanti, il sole, il vento e le michwa (termiti) hanno contribuito lentamente a demolire i vecchi edifici, costringendo i fedeli a pregare all'aperto.

La pioggia che cade abbondante per ben otto mesi all'anno non consente di pregare all'esterno. L'aria è fredda, la gente non ha vestiti a sufficienza, né ombrelli o altro per ripararsi dalla pioggia. L'alternativa è costruire delle nuove chiese semplici ma capienti, sì da accogliere molti fedeli.

Uomini che si accingono ad iniziare i lavori di costruzione - click per ingrandireDa dove cominciare?
Quando nella nostra Kasumo c'erano i missionari europei, questi aiutavano, non solo le singole persone, nei loro vari bisogni, ma anche la comunità dei fedeli.
Ora, da oltre dieci anni, nella missione di Kasumo lavora il clero locale, che non ha risorse per aiutare né singoli, né comunità.

Uomini che lavorano nel cantiere di costruzione - click per ingrandireCosì, i fedeli dei nostri villaggi si sono organizzati per costruire le loro chiese. Prima di tutto si fanno i mattoni: c'è bisogno di terra, di acqua e di buona volontà.
La terra c'è. Le donne vanno a prendere l'acqua dai fiumi con i loro secchi di plastica; gli uomini impastano il fango con i piedi, ed insieme alle donne, con il fango ben lavorato preparano i mattoni servendosi di stampi di legno, preparati da loro stessi.

La fornace per la cottura dei mattoni in argilla - click per ingrandireI mattoni vengono lasciati al sole alcune settimane. Quando diverse migliaia di mattoni sono pronti, si comincia a radunare legna per cuocerli. La fornace per la cottura dei mattoni in argilla - click per ingrandireLa legna va cercata lontano nelle foreste, a diversi chilometri di distanza. (Per approfondimenti sul processo di creazione e cottura dei mattoni, fare click sul video).
Le donne trasportano i tronchi sulla testa, gli uomini con la bicicletta, se ne possiedono una.

Per avere suffienti mattoni per la costruzione di una chiesa è necessario lavorare ininterrottamente per circa tre anni.

Uomini che lavorano nel cantiere di costruzione - click per ingrandire

 

Quando tutti i mattoni sono stati cotti, si inizia a raccogliere l'occorrente per costruire le fondamenta: a scavare ed ammucchiare le pietre, a raccogliere la sabbia nel fiume, a procurare le assi di legno necessarie per costruire la struttura del tetto, le porte e le finestre.

 

 

Una parte dello scavo perimetrale della Chiesa - click per ingrandire Una veduta degli assi per la costruzione del tetto - click per ingrandire

A questo punto la gente ha già fatto anni di lavoro, ma della chiesa non c'è ancora nessuna traccia. Mancano i soldi per comperare il cemento, per il trasporto della sabbia e delle pietre; per pagare gli operai che devono costruire, fare le porte, le finistre, per comperare la calce, il colore, i chiodi, le serrature, ecc., tutte spese impossibili alla loro economia.

Qui comincia la processione dei responsabili del Consiglio Pastorale del villaggio alla casa delle missionarie. A noi chiedono aiuto per ottenere tutto quello che serve per procedere con i lavori e portare a termine la costruzione.

Una veduta dall'interno della chiesa ultimata - click per ingrandireAppena la chiesa è costruita si comincia a preparare la festa di inaugurazione. La comunità dei fedeli si mobilita tutta. Si formano le diverse commissioni per preparare la cerimonia, le danze-giochi, il pranzo.
Chi cerca la legna, chi l'acqua, chi fa le pulizie, chi le decorazioni, chi con le foglie secche di banano costruisce le pareti per i fuochi della cucina, ecc..
Intorno alla chiesa si forma un formicaio di gente, tutti indaffaratissimi.

Il giorno della festa, tutti indossano il vestito migliore: le donne con i loro bambini legati dietro alla schiena, sono impegnate a far da mangiare: cuocere le banane, riso, polenta, fagioli; la capra per gli ospiti d'onore, la mchicha (verdura locale), ecc..
Servono tutte le pentole grandi che sono nel villaggioe nei villaggi confinanti per averne a sufficienza: tutti devono mangiare!
Il tavolo ed il cucchiaio viene servito solo agli ospiti di riguardo, gli altri devono mangiare come si mangia a casa: piatto grande per terra ed una decina di persone intorno per prendere il cibo con le proprie mani.
Si formano così tanti gruppi intorno ad altrettanti piatti, e la visuale assume l'aspetto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, come è descritta nel Vangelo.

La festa si conclude sempre con le danze, suoni di tamburi, canti, giochi e recite da parte di tutti. Non manca la birra locale fatta di banane, che spesso fa andare su di giri buona parte degli uomini. È in questo momento che la festa diventa curiosa: quando gli uomini sono un po' brilli dicono la verità: si fanno scoperte interessanti!

La festa va avanti fino a tarda notte, al buio, sul terreno accidentato, ma si continua a stare insieme, si cantano ritornelli per decine e decine di volte, senza ombra di stanchezza.
Quello che genera gioia non è tanto ciò che si dice, ma la possibilità di essere insieme.

Tutto è molto sentito perché si è conclusa un'impresa collettiva, resa possibile da tanti, tantissimi sacrifici da parte di tutti; ora bisogna godere il frutto della lunga fatica.
La grande festa di una comunità cristiana per una chiesa appena nata, ci insegna, oggi come ieri, che gioia vera è quella di lavorare e pregare insieme, condividendo quello che si ha.
Questa testimonianza autentica di comunione fraterna affascina e attira i non cristiani, suscitando tra loro nuove adesioni alla fede. Così anche una piccola e semplicissima Comunità di fedeli diventa missionaria nel proprio ambiente attraverso l'esempio della sua vita quotidiana.

Angela Gallo

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