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La Comunità F.A.L.M.I. di Kasumo

Tre ausiliarie le cui iniziali erano tre A, furono le FALMI scelte per iniziare la Missione di Kasumo, Diocesi di Kigoma, Tanzania, sul confine con il Burundi.

Le prime Missionarie F.A.L.M.I. di Kasumo. Da sinistra a destra: Angela, Anna e Anna Maria - click per ingrandireAnna, Angela ed Anna Maria, dopo frenetici mesi di preparazione, agli inizi del 1968 salparono finalmente dal porto di Brindisi.
Il viaggio verso Dar Es Salaam durò un mese, fu avventuroso, le Missionarie navigarono fra mari calmi e in burrasca. Finalmente fu possibile esultare all’arrivo nel porto di Dar es Salama, capitale della Tanzania. Ma la Missione era ancora lontana…la Diocesi distava 1500 km dalla Capitale e, Kasumo, distava dal Centro Diocesano di Kigoma 150 km…
Il treno della TanZam impiegò 50 ore per raggiungere Kigoma, fu un forzato e graduale inizio di inculturazione, nel nuovo ambiente e nella nuova vita. Oltre ai comuni passeggeri, anche in prima classe, viaggiavano galli, galline e pulcini, sacchi di pesce secco, dal pungente e nauseante odore.
I passeggeri sorridevano cercando di intavolare un discorso in Kiswahili, la lingua nazionale, che naturalmente le Missionarie non conoscevano ancora…
All’arrivo a Kigoma, le tre giovani Missionarie furono accolte da un Missionario d’Africa (Padri Bianchi).
Il giorno dopo il viaggio continuò su fuoristrada, pioveva a dirotto e la strada era un fiume e melma… L’asfalto era sostituito da una pista di terra battuta… foreste di alberi a destra e a sinistra, non un villaggio, non una casa, nessuna persona sulla strada… A metà tragitto una macchina veniva in senso contrario guidata dal Parroco della Missione dove erano dirette le Missionarie. La conoscenza fu fatta, ed il viaggio continuò con altri incontri e nuove conoscenze del personale della Diocesi. I saluti in inglese, le brevi frasi, riportavano l’Europa più vicina e colmavano la solitudine. Tuttavia ogni cosa diveniva più famigliare e quel luogo iniziava a diventare “casa”.

A Kasumo, la casa destinata alle Missionarie non era ancora ultimata, così le tre neofite si fermarono a Kabanga per 5 mesi, distante più di un’ora di macchina da Kasumo. I mesi di attesa vennero colmati dall’impegno di studiare ed imparare il dialetto Kiha del luogo e la lingua Swahili.

Il 28 agosto 1968 finalmente le Missionarie partirono per raggiungere definitivamente Kasumo.
La Missione di Kasumo era isolata, situata su di un altopiano, distante un’ora di auto dal più vicino ospedale e dall’ufficio postale.
La casa delle FALMI era nuova, costruita in mezzo ai campi. Il rifornimento dell’acqua per ogni necessità veniva fatto a mano dal vicino fiume ogni mattina e depositato in barili di petrolio, non c’era illuminazione di nessun genere e vissero con il lumino a petrolio per ben 15 anni, fino a quando la scoperta dei pannelli solari raggiunse l’Africa.
Le Missionarie ricevettero dal Parroco molto terreno da coltivare e diversi tipi di seme da piantare, il Missionario spiegò loro che, se volevano resistere alle difficoltà dell’Africa dovevano provvedere personalmente ad una buona dieta di frutta e verdure, che avrebbe loro permesso di servire bene Dio ed i fratelli.

Come per le altre nuove Missioni, le Missionarie si dedicarono con tutte le loro energie e dedizione ai campi tradizionali di apostolato: il dispensario, la catechesi e la promozione della donna.

Mancavano le strutture, ma le giovani evangelizzatrici non si perdettero d’animo e iniziarono le loro diverse lezioni all’ombra degli alberi di Mangos e dei giganteschi Kapok e le visite degli ammalati.

Le donne e le ragazze, guidate ed incoraggiate dalle Missionarie che lavoravano con loro, con le loro mani scavarono pietre, raccolsero sabbia, realizzarono blocchi di cemento per costruire il loro centro, con annesso dormitorio bagno e cucina. La struttura originaria è tuttora pienamente funzionante. I Missionari provvedevano a comprare il cemento, il legname, le lamiere per il tetto, pagare i trasporti, la manodopera, ecc…

Donne e ragazze dei diversi villaggi della parrocchia ed anche di altre parrocchie poterono seguire i corsi di formazione che davano loro elementi di igiene, di cucito, di cucina e alimentazione, la conoscenza delle malattie infantili e dei possibili rimedi, la gestione di piccole attività economiche da svolgere magari in gruppo, programmi di alfabetizzazione e di agricoltura.

I villaggi vicini erano distanti e richiedevano diverse ore di cammino per essere raggiunti, in breve si chiese aiuto ai benefattori per avere un mezzo di locomozione, inizialmente la motocicletta fu sufficiente, ma ben presto fu necessario chiedere un’auto che servisse al trasporto degli ammalati e delle cose.
La visita alle famiglie contribuiva al miglioramento della conoscenza della lingua e degli usi e costumi locali, favorendo la fiducia della gente e la loro collaborazione.

L’infermiera oltre al normale servizio del dispensario seguiva anche alcune centinaia di ammalati di lebbra nel territorio della Parrocchia, andava a cercare quelli che si sottraevano alle cure. In seguito le furono affidati anche lebbrosi nel Distretto Civile.

Diverse volte a settimana c’erano le cliniche di assistenza e vaccini, a gestanti, mamme e bambini fino ai 5 anni, si spostavano nei villaggi lontani in modo da raggiungere il maggior numero di persone.

Furono formati infermieri e analisti locali, utilissimi anche nelle istruzioni sanitarie.
Gli ammalati più gravi o bisognosi di cure più specifiche venivano trasferiti all’ospedale di Kabanga. Spesso bisognava pagare le cure delle persone più povere.

Negli anni 70 la politica della Tanzania era impegnata a realizzare l’autosufficienza locale e nazionale, in uno sforzo di indipendenza nuovo per il contesto africano.
Le Missionarie soffrivano insieme alle singole persone che si rifiutavano di spostarsi nei villaggi stabiliti, dove potevano essere assicurati i servizi necessari: scuole, dispensari, acqua, ecc… non era facile far capire alla popolazione il vantaggio dei suddetti servizi.

In campo catechistico, una o più Missionarie collaboravano nell’insegnamento della Religione, a scuola ed in Parrocchia. Poi, per mancanza di sacerdoti, per 14 anni, la parrocchia di Kasumo diventò succursale di un’altra parrocchia confinante. In assenza di un Sacerdote che andava a Kasumo due tre giorni la settimana, le Missionarie animavano e coordinavano la Comunità ecclesiale locale. La domenica, si andava spesso nei villaggi lontani per pregare con i cristiani e portare la S. Eucaristia.
La collaborazione con i Missionari comprendeva la partecipazione ai diversi incontri di programmazione e di verifica delle diverse attività, la formazione dei Catechisti e Catecumeni, dei diversi gruppi ecclesiali e associazioni.

Un ulteriore sforzo fu richiesto dalla continua piantagione e cura di migliaia di giovani piante, che oggi sono uno dei maggiori patrimoni economici, per la gestione della Parrocchia da parte del Clero locale.

Nel 1992 la Parrocchia fu consegnata dai Missionari d’Africa ai sacerdoti locali.

In quello stesso anno le Missionarie iniziarono l’attività della scuola dell’infanzia.

Nel corso degli anni, alle prime Missionarie si sono affiancate nuove Ausiliarie che hanno dato il loro prezioso contributo alla vita ed allo sviluppo della Comunità locale:

  • Realizzazione di un acquedotto per l’intero villaggio;
  • Costruzione di due scuole, in ausilio alla Diocesi di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera Umbra, sostenitrice del progetto. Una scuola primaria e una secondaria residenziale, con annessi dormitori maschili e femminili e le abitazioni degli insegnanti e delle loro famiglie;
  • Collaborazione a Campi di lavoro estivi promossi dalla Caritas di Assisi per la conoscenza ed il sostegno del loro progetto;
  • Piccoli finanziamenti a gruppi o singoli per intraprendere piccoli commerci ed attività necessari alla sopravvivenza delle famiglie;
  • Sponsorizzazioni di Capi famiglia, di Seminaristi e di studenti di ogni grado e età;
  • Offerta di lavoro a uomini, ragazzi, ragazze, donne, retribuito in denaro o generi di necessità;
  • Assistenza medica, alimentare, economica di anziani soli e senza famiglia;
  • Manutenzione sistematica e continua della strada che conduce all’Ospedale della Diocesi e all’Ufficio postale;
  • Sostegno nella costruzione di chiese nei villaggi.

 

Anche in Tanzania, a Kasumo, attualmente le Missionarie FALMI continuano a svolgere la loro preziosissima opera, in numero ridotto. L’avanzare degli anni fa moltiplicare gli sforzi e le energie per cercare di essere ancora attive, dove è necessario.
La gratitudine a Dio di tutte le FALMI che si sono succedute negli anni a Kasumo è certamente al presente, apprensione per il futuro. La vigna del Signore che è in Kasumo necessita di nuovi e giovani operai, per questo, la riconoscenza si fa preghiera per uno sviluppo di operai entusiasti e coraggiosi, pronti a recarsi, ad ogni ora del giorno, nella vigna del Signore.

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